Cos’è una comunità energetica? Nuovi modelli di Green Economy e transizione energetica
In questo particolare periodo storico stiamo assistendo ad un’anomala crescita dei prezzi delle materie prime che ha portato ad ottobre 2021 ad un rincaro di circa il 10% dei costi in bolletta (al netto delle misure introdotte dal Governo per mitigare i balzi dei prezzi delle materie prime, in particolare del gas metano).
Per i cittadini, quindi, i costi diventano più difficili da sostenere. Tuttavia, oggi è possibile iniziare a pensare a soluzioni strategiche che nel lungo periodo consentiranno di ridurre i consumi, ottenere benefici in termini di servizi, e combattere le situazioni di povertà energetica (solo in Italia, nel 2018, si stimano 4 milioni di cittadini in situazioni di povertà energetica che non riescono ad acquistare l’energia minima per riscaldarsi o illuminare le abitazioni – fonte dati ENEA).
Stiamo parlando della comunità energetica e dell’autoconsumo collettivo, due possibilità introdotte dalla Direttiva UE 2018/2021, dalla Direttiva UE 2019/944 e dall’art. 42 bis del Decreto Milleproroghe Legge n.8/2020.
La comunità energetica ed il ruolo centrale del cittadino per la sostenibilità: il prosumer
Comunità energetica ed autoconsumo collettivo sono due dei punti cardine della transizione energetica e della green economy. Il principio base che anima la comunità energetica e l’autoconsumo collettivo è la volontà delle persone di mettere in comune l’energia autoprodotta derivante da fonti energetiche rinnovabili, come ad esempio gli impianti fotovoltaici.
Troviamo esempi di prime comunità energetiche in Italia in piccoli paesini delle Alpi che, a fine ’800 iniziarono ad autoprodurre l’energia per sostentare il paesino attraverso sistemi di centrali idroelettriche.
Oggi, la comunità energetica nasce da un insieme di cittadini che si riuniscono per acquistare rilevanza nel settore energetico attraverso azioni dirette e partecipate al fine di rendere la società in cui viviamo, più sostenibile. Ad animare una comunità energetica, infatti, è sempre il fine sociale e non economico.
Il cittadino, in questi casi, non è più solo un consumatore ma diventa un attore diretto per la creazione e lo scambio di energia da fonti rinnovabili. Si parla di prosumer: produttore e consumatore di energia, allo stesso tempo.
Cosa fa un prosumer e perché è centrale nella formazione della comunità energetica?
Il cittadino prosumer si differenzia dalle altre figure presenti nel mercato dell’energia in quanto partecipa direttamente alle diverse fasi del processo produttivo dell’energia:
- Possiede un impianto di produzione di energia, come, ad esempio, un impianto fotovoltaico;
- Consuma una parte di energia che produce;
- Immette la quota che non consuma in rete, a consumatori fisicamente vicini, oppure la immagazzina in un serbatoio di accumulo energetico per poi rilasciarla alle unità di consumo nel momento più opportuno (per lo scambio energetico tra prosumer e consumatori è necessario che gli stessi si trovino sotto la medesima cabina di trasformazione di media/bassa tensione).
Quando sono presenti più prosumer o più consumatori in un edificio dotato di impianti alimentati esclusivamente con fonti energetiche rinnovabili parliamo di autoconsumo collettivo.
L’autoconsumo collettivo consiste, quindi, nel consumare nelle vicinanze del punto di produzione dell’energia l’energia stessa.
Con la diffusione degli impianti fotovoltaici, il principio dell’autoconsumo (prima individuale e poi collettivo) sta sempre più prendendo piede tanto che più impianti vicini consentono di mettere in comune produzione e consumo di energia all’interno di quartieri o di distretti produttivi. La possibilità di produrre e consumare energia nel medesimo territorio ha portato alla nascita delle comunità energetiche.
Il passaggio successivo: la nascita della comunità energetica.
Più utenti dello stesso territorio che:
- Condividono l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia attraverso uno o più impianti;
- Condividono l’obiettivo di fornire energia ai membri della propria comunità a prezzi più accessibili rispetto a quelli del mercato libero;
- E che decidono di aderire volontariamente ad un contratto;
formano una comunità energetica.
La comunità energetica, secondo la regolamentazione data dall’Unione Europea e dal Decreto Milleproroghe, è un soggetto giuridico basato sulla partecipazione aperta e volontaria dei cittadini. Avendo come scopo ultimo il raggiungimento di benefici ambientali, economici e sociali per i propri soci e per il territorio in cui opera (e non il profitto) si deve configurare come una associazione NO PROFIT.
Di fatto la comunità energetica è una forma di governance locale a responsabilità diretta formata da:
- Cittadini,
- Imprenditori,
- Associazioni,
che condividono:
- Principi,
- Regole,
- Procedure,
- Risorse,
al fine di raggiungere l’autogestione energetica e la remunerazione dell’energia prodotta in più e reimmessa in rete, per il benessere collettivo (risorse condivise, sharing resources).
Alle comunità energetiche non possono partecipare, come soci, né le società del settore energetico né le ESCo. ESCo e aziende del settore energetico, tuttavia, possono dare servizi di fornitura e di infrastruttura.
Esistono due tipi di comunità energetiche: le CER e le CEC.
Le CER si caratterizzano per l’autonomia dei membri, per la prossimità con gli impianti di generazione, per la possibilità di gestire più forme di energia se generate da fonti rinnovabili (elettricità, calore e gas).
Le CEC, invece, non prevedono l’autonomia dei membri, la prossimità con gli impianti di generazione e possono gestire solo l’elettricità, prodotta da fonte rinnovabile e fossile.
I prosumer ed i consumatori delle comunità energetiche possono utilizzare le reti di distribuzione già esistenti ed anche forme di autoconsumo virtuale.
Andremo a vedere nello specifico come si configura una comunità energetica in un ulteriore articolo che pubblicheremo nelle prossime settimane.
Noi di Edilvi riteniamo che la comunità energetica sia il futuro nel campo della green economy, della riqualificazione degli edifici esistenti (sia privati che pubblici) e delle costruzioni innovative.
Ti invitiamo, quindi, a continuare a seguirci se sei interessato ad approfondire l’argomento.